ANAHATA YOGA Yoga del Cuore
Su un albero maestoso,
due uccelli dalle piume identiche:
uno assaggia i molteplici frutti della vita,
l’altro, silenzioso, lo guarda con gioia.
(Shvetashvatara-Upanishad)
Lo Yoga è un’Arte: l’arte di vivere, di esplorare la vita, di aprirsi a ciò che la vita è e ti dona. In sanscrito vita si traduce con la parola prana che vuol dire anche respiro ed energia. Il respiro è la tua vita. Respirare ci dà l’energia di aprire il nostro cuore all’amore. Lo yoga è l’Arte del respiro: impariamo a respirare, a muoverci seguendo un flusso spontaneo, a rilassarci, ad avere fiducia, a riconoscere il cuore e il suo linguaggio fatto di percezione e presenza. Cambiando il respiro possiamo cambiare la vita. Spostandoci dal pensare al sentire, lasciamo andare la mente per goderci il corpo e aprire il cuore. Permettiamo alla vita di respirarci e a noi di fare un profondo respiro nell’arte di vivere.
Lo yoga è Arte della risonanza: accade che senti fiorire intuizioni, sapienze, presentimenti, certe vibrazioni e movimenti, e tu sei attento, ascolti il tuo sentire.
La pratica dello Yoga è un allenamento che inizia sul tappetino: impari a lasciare vivere e morire ogni sensazione, ogni emozione che si presenta. Impari a disporti al silenzio, finché, a poco a poco, quel silenzio incominci a viverlo anche camminando.
Le asana, o posizioni dello yoga, sono forme naturali per il corpo umano. Spesso accade che le paure, le difese, le ansie, le tensioni riducano la possibilità di estensione di un legamento o blocchino un’articolazione. Nella pratica dello yoga, quando ti accorgi di una congestione rimani in essa, porti in essa la tua attenzione e il respiro o alcune visualizzazioni. Ascolti il corpo e lo accogli avendo amorevole rispetto di ciò che appare. Ascoltare e osservare silenziosamente il corpo porterà le tensioni a sciogliersi nella distensione e nella tranquillità. C’è tutto il tempo.
Il corpo è emozione. La nostra struttura corporea, la nostra percezione è affettività. Nelle articolazioni e negli organi si fissano come tensioni il nostro bisogno di amare e di essere amati, la nostra speranza di riuscita. Ed è sempre nel corpo, nelle ossa e nei muscoli che sentiamo la calma. La tranquillità non è più un concetto ma è come una carezza per la pelle e gli organi, per il cervello e la mente. In questa radianza le asana diventano silenzio in movimento e l’energia si fa più tangibile, più sensibile.
La nostra distensione ed espansione, a poco a poco, si amplia e il silenzio rimane sempre più a lungo, nonostante il pensiero e la parola, il silenzio è sempre lì. Quando entriamo in questa esplorazione si vede la bellezza non più solo in alcuni oggetti o situazioni. Ci si sente pienamente soddisfatti, gioiosi senza un apparente perché. E anche se poi la tranquillità ci lascia e si è di nuovo nell’aspettativa di qualcosa con la quale, si pensa, la vita sarebbe “più bella”, nel tempo questa dinamica si elimina e quella situazione che ci sconvolge diventa un’occasione che ci permette di vedere il nostro conflitto: ciò che accade e la nostra pretesa.
Cominciamo a lavorare con il cuore, ad accogliere ciò che viene, ciò che è, e così come davvero è. Senza più illusioni la nostra visione diventa chiara. A occhi chiusi vediamo dal cuore.
E quando riposiamo nel cuore, senza sforzo, come un’autentica esigenza interiore, ci apriamo alla meditazione: la scoperta che non c’è alcuna meta da raggiungere. Solo la nostra disponibilità a ogni istante della vita, ai misteri dell’esistenza. Siamo pronti per lasciarci sedurre dall’amore per la vita. Scopriamo che avevamo a lungo cercato all’esterno quel tesoro ben custodito nello spazio piccolissimo del nostro cuore.
Nello spazio piccolissimo del tuo cuore,
paradiso e terra vi si trovano,
fuoco e aria, sole e luna,
luce e costellazioni,
qualunque cosa ti appartenga…
e tutto ciò che non c’è,
tutto questo è riunito nello spazio piccolissimo
del tuo cuore.
Chand. Up. 8, 1-2-3
Om Shanti Om!
Insegnante: Maria Salmeri